Appannare.
Un vetro appannato, che nulla fa scorgere. È questa la sensazione.
Il 25 gennaio, alle 19.41, avevo una candela tra le mani. Onoravo il ricordo, esprimevo ancora una volta, dopo 4 anni, la mia vicinanza a Paola Deffendi e Claudio Regeni, chiedevo giustizia, pretendevo verità. Esserci non è mai scontato. Esserci è importante.
→ La campagna #veritàpergiulioregeni di Amnesty International.
Empatia.
“La narrazione dei fatti deve essere necessariamente neutrale”, in sintesi: esponi, sotterri sotto cumuli di macerie la tua opinione, sei un vero giornalista. Mi hanno insegnato questo e questo, all’inizio, è stato il mio più grande limite. Ho sempre scansato la neutralità, figuriamoci se avessi potuto farne la peculiarità del mio lavoro. Sarà per questo che ho iniziato a raccontare e non a narrare, a rispondere “scrivo” e non “giornalista” alla domanda “che fai nella vita?”. Poi è arrivato Ryszard Kapuściński e la definizione di giornalismo empatico. Raccontare con uno scopo, raccontare per produrre cambiamento. È stato così, per caso, che mi sono re-innamorata della mia professione.
Dopo l’euforia iniziale dell’avere finalmente una definizione che in due parole riassumesse esattamente cosa avrei voluto fare da grande, ho permesso all’evolversi delle cose di sovrastare Kapuściński. Ringrazio Cecilia Dalla Negra per avermelo ricordato e per avermi trascinato con estremo trasporto nella sua Palestina, quel trasporto che solo un giornalista empatico ha il potere di avere. Ho iniziato a leggere Si chiamava Palestina, il suo libro.
Loop.
Dal letto in fiamme al Fa-Fa-Fa-Fa-Fa di Otis Redding. 1977, Talking Heads in Psyco Killer. Loop.
Ridurre.
Ho deciso di ridurre nettamente il consumo di plastica. Prima considerazione: dirlo è più semplice che farlo. Primo passo: comprare delle bottiglie in vetro e raggiungere la Casa dell’Acqua per un rifornimento settimanale. Primi risultati tangibili: risparmio (l’acqua naturale è totalmente gratuita, la gassata costa 5 cent. a litro), riduzione della plastica da bottiglie.
Scovare.
Ogni primo fine settimana del mese, Bari ospita un piccolo mercato d’antiquariato. La Lettera 22 dell’Olivetti è il prossimo regalo che intendo farmi, nel frattempo però, il fiuto da lettrice dai plurinteressi mi ha aiutato a scovare sotto pile di carta una grande, inestimabile chicca: Il vero Re dei cucinieri. Ovvero l’arte di cucinare con economia e al gusto degli italiani, con l’aggiunta in appendice di una cucina per le persone di stomaco delicato. Penso ci sia poco da aggiungere. Scovatelo.
I prossimi.
Prossimi libri, oltre il già citato Si chiamava Palestina: Fuori da Gaza di Selma Dabbagh (sul comodino), Frankenstein a Baghdad di Ahmed Saadawi (incuriosita da Chiara di Editoria Araba). Avevo promesso a me stessa di esplorare nuove letterature, ma sono di nuovo qui, in bilico tra Iraq e Palestina.
Minotauri.
Lunedì ho pranzato qui.
Può sembrare scontato, “beh, vivi in una città di mare ti pare che pranzi tra quattro mura?”, ma non lo è. In preda a un’inconsueta ostentazione da social ho ceduto alla condivisione di un video accompagnato dal sempreverde “Lunedì. Dipendente VS Freelance”. Ne sono uscite storie di dipendenti-freelance e freelance-dipendenti, i minotauri del nuovo millennio. Comunque, niente più foto di pause pranzo al mare, giuro.
6.45
Ho iniziato una nuova docenza. Ribadisco: adoro. Nonostante nelle prossime settimane la sveglia suonerà alle 6.45.
Da segnare.
Viaggi ne abbiamo? Prossima destinazione? Sono quelle domande random, a cui chi ha un blog di viaggi risponde un giorno sì e l’altro pure. Viaggi ne abbiamo, sì, ma nel frattempo voglio lasciarvi 3 indirizzi baresi a cui tengo particolarmente.
Libreria 101 – Via Cairoli 101
Scoperta da poco, ma non credo che questo faccia la differenza. Nell’attimo in cui varco l’uscio di una piccola libreria di quartiere e vengo travolta da quel profumo di carta e scaffali, tutto torna esattamente al suo posto.
Prinz Zaum Bari – Via Cardassi 93
Prima solo libreria, ora anche bar, con un calendario di eventi serali/pomeridiani che non sbaglia mai un colpo. Se cercate un luogo in cui eclissarvi, lontano dalle brutterie, fateci un salto.
Caffè Portineria – Via Roberto da Bari 58/A
La mia pausa pranzo. Cerco quei luoghi fatti di semplicità e cortesia, questo è uno di quelli.
½
½ flâneur, ½ hopeless wanderer. Spinta dai Mumford ho modificato dopo anni la biografia di Instagram. Ora, la trovo perfetta.
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