Cosa vedere a Lecce: lo so che l’hai cercato su Google prima del tuo viaggio in Puglia e la tua ricerca ti ha restituito mille articoli con le classiche attrazioni della città. Tutto molto bello ma non hai voglia di qualcosa di diverso? E se ti chiedessi cosa hanno in comune un angelo, il diavolo e Napoleone? Ti ho incuriosito, vero? Ciao, sono Alessandra, sarò la tua guida a una Lecce insolita e scopriremo insieme questo e altri misteri nascosti all’ombra del Barocco.
Cosa vedere a Lecce
Chiostro degli Olivetani: la leggenda di Placido
Durante i miei anni all’università mi piaceva studiare nella biblioteca del Monastero degli Olivetani e quando arrivava la primavera era mia abitudine sedermi sugli scalini del pozzo a baldacchino, posto proprio al centro del chiostro. Quel pozzo! Tra colonne tortili corinzie e scene mitologiche scolpite sulla loro base, il Ricciardi aveva fatto proprio un bel lavoro. Mi piaceva per la pace e la tranquillità tipiche di quel luogo, o forse era perché, da sempre affascinata dal Medioevo, il complesso voluto da re Tancredi d’Altavilla mi riportava indietro nel tempo.
La leggenda di Placido
Dietro questo trionfo d’arte si celava un’oscura leggenda: si narra che un certo Placido di Otranto lasciò la sua casa per unirsi all’Ordine dei Benedettini Olivetani di Lecce. Nonostante la sua giovane età si ammalò gravemente. Preoccupati per le sue condizioni tutti i confratelli e l’abate gli fecero visita, ma non furono gli unici: durante la notte, la Morte si presentò al suo cospetto a reclamare la sua anima. Il monaco pensando alla sua giovane età gli chiese altro tempo, tempo che il Tristo Angelo gli negò. Placido, rassegnato, domandò di accordagli almeno il tempo per recitare un’ultima “Ave Maria”. Così fu, ma vedendo che l’uomo non pregava, la Morte lo esortò a sbrigarsi. A quel punto, lo sventurato rispose che era sua abitudine pregare dicendo una parola all’anno. La Cupa Mietitrice, incredula quanto me, accusò il colpo e se ne andò.
Alcuni giorni dopo, Placido, sentendosi meglio, decise di fare una passeggiata nel chiostro, ignaro del fatto che l’Angelo della Morte gli stava tendendo una trappola: su ogni colonna aveva inciso una parola dell’Ave Maria e dietro quella sulla quale c’era scritto “morte, amen”, si era nascosto. Incuriosito, l’uomo si avvicinò e inizio a leggere fino all’ultima frase. Capì troppo tardi l’inganno, perché la Nera Signora sbucò dalla colonna e lo portò via con sé.
Ho visitato il complesso recentemente, e camminando tra quelle le colonne, ho ripensato a questa leggenda raccontatami da mia nonna e vi posso assicurare che ho avuto un brivido lungo la schiena. E voi, sareste così coraggiosi da arrivare fino all’ultima colonna?
Palazzo Palmieri: Airbnb dei regnanti francesi durante il loro viaggio in Puglia
In questa guida su cosa vedere a Lecce, abbandoniamo la grigia epoca medievale per catapultarci nello sfarzo ottocentesco.
È il 1807 e Lecce fa parte del Regno di Napoli. In quell’anno, in una giornata qualunque, la città è in fibrillazione per l’arrivo del suo re, tale Giuseppe Napoleone Buonaparte, sì sì quello con il fratello famoso. Ma torniamo a noi: Lecce è in festa, i cittadini accolgono il regnante con un’orchestra in piazza, il suo ritratto è esposto nel Sedile. Per tre giorni, luci e colori illuminano la città mais c’est pas Versailles ici! Infatti siamo a Lecce e mentre la gente lo celebra dandosi a danze tribali e abbuffandosi di pasticciotti, Napoleone continua i festeggiamenti nel suo Airbnb a Palazzo Palmieri, una dimora cinquecentesca degna del suo ospite.
La bellezza artistica di Palazzo Palmieri
Situato nel cuore di Lecce, il palazzo accoglie il visitatore con un cortile fiorito, arricchito dalla presenza di un ipogeo messapico del I millennio a.C. Dalle scale imponenti, impreziosite da stucchi del Settecento, si raggiunge la sala d’ingresso arredata in stile Luigi Filippo, secondo la moda dettata a Napoli.
Fiore all’occhiello della stanza è il pavimento ottocentesco interamente realizzato in mosaico. Il salone giallo è una gioia per gli occhi: decorazioni tipiche dell’Età dei Lumi, specchi che si rincorrono per tutto il perimetro, uno splendido lampadario in cristallo di Murano e lo stemma della famiglia dei Palmieri lo rendono di una bellezza senza eguali. Ultimo, ma degno di nota, è il salotto con le colonne, costruito appositamente per accogliere Napoleone. Insomma, roba da superhost!
Tornato in patria, il re francese raccontò del suo viaggio in Puglia alla famiglia e, sentendo come era stato accolto dai leccesi, nel 1813 Gioacchino Murat, nuovo re di Napoli, fece visita alla città pugliese soggiornando proprio nel palazzo nel quale era stato Napoleone. Grato dell’accoglienza ricevuta ma a corto di un foglio ed una penna, volle lasciare un ricordo della sua permanenza, firmando uno specchio della sala rossa con il diamante del suo anello.
La statua di Sant’Irene in Corso Vittorio Emanuele II
Per la serie “se vuoi nascondere qualcosa, mettila in bella vista”, proseguiamo il nostro itinerario alla scoperta di una Lecce insolita in direzione Corso Vittorio Emanuele II, dove una piccola statua di Sant’Irene fa capolino da una nicchia ricavata nella muratura di uno dei palazzi che costeggia il viale, a poca distanza dalla chiesa dedicatale. La particolarità è dovuta proprio alla sua posizione che la rende “invisibile” ai passanti distratti.
La donna è raffigurata con la palma del martirio nella mano destra mentre, con la sinistra, sorregge la miniatura della città di Lecce della quale è stata patrona fino al 1656, anno in cui fu sostituita da Sant’Oronzo per ordine di Mons. Pappacoda. Ma perché si trova lì? Inizialmente, si pensava che provenisse dalla cappella quattrocentesca che omaggia la santa, poi, si teorizzò che potesse essere espressione di devozione di un cittadino meritevole di averla incastonata nella muratura della sua abitazione.
Via dei Perroni: tra movida e misteri
Via dei Perroni, di mattina un viale immerso nel silenzio, di sera si anima: la musica si propaga per la strada, le luci dei locali si accendono e dalle loro cucine il profumo delle pietanze invita i passanti a fermarsi. Il cuore della movida leccese inizia a battere.
Era la mia tappa obbligata per andare in facoltà, un bel modo per andare a studiare, a parer mio. L’attraversavo la mattina presto. Nel silenzio, in silenzio. Con il sorriso sulle labbra, apprezzando la bellezza dei suoi palazzi, l’unicità delle sue botteghe e la maestosità delle sue chiese, conoscendo i segreti che nasconde. Una via che ha tanto da raccontare, una via che ha visto amori finire tragicamente, angeli protagonisti di miracoli e l’invidia del diavolo. Ma andiamo per ordine.
La leggenda di Giulietta
Non c’è bisogno di andare a Verona per ammirare il balcone della bella Giulietta, perché esattamente tra via Federico D’Aragona e vico dei Theutra, si è consumato il dramma di un amore ostacolato dalle famiglie dei due ragazzi. Una storia conosciuta solo dai leccesi ma il copione è sempre lo stesso.
Lasciate che ve la racconti: si narra che il ragazzo s’innamorò della figlia dei suoi vicini di casa. Fu un amore platonico, fatto di parole d’amore sussurrate dalla finestra ed ogni giorno i due aspettavano che l’altro si affacciasse. Vivevano la loro storia lontano da sguardi indiscreti. Sfortuna volle che il padre di lei lo scoprì e fece murare la finestra. La poveretta, da perfetta drama queen, si uccise. Il giovane disperato non poté fare nulla se non commissionare una scultura del volto della sua amata che incastonò sullo spigolo di quel palazzo, all’altezza della finestra di lei, così da poterla vedere ogni giorno e rendere eterno il loro amore.
Un’altra versione vuole che furono le due famiglie a far scolpire il volto, mosse dal senso di colpa e per cercare di rincuorare il ragazzo. Qualunque sia la verità, la morale della storia non cambia: non innamoratevi mai di chi ha una finestra o un balcone.
La colonna del diavolo
La fama di Via dei Perroni non è dovuta solo ai pub e ai ristoranti che con la loro cucina tipica invogliano i turisti ma ad un gioiello dell’architettura barocca, degna della sindrome di Stendhal. In questa guida su cosa vedere a Lecce non poteva mancare la chiesa di San Matteo, sorta sulle rovine di una cappella di fine Quattrocento, ti cattura con la sua maestosità, il suo contrasto di linee: concava sopra, convessa sotto.
La ricchezza di dettagli e decorazioni stordisce il visitatore, che rimane ammutolito a guardare. Sulla parte inferiore del prospetto, si alterna una decorazione a squame nella parte centrale e a punta di diamante ai lati. Di contro, quella superiore è caratterizzata dalla presenza di una serliana affiancata da due nicchie generosamente decorate. Ma se guardiamo attentamente la colonna sinistra, che costeggia l’entrata, è decorata con delle scanalature a spirale ma solo per metà.
Volete vedere che il diavolo c’ha messo lo zampino? E infatti, la leggenda vuole che Satana, da sempre vittima del complesso di inferiorità, uccise il maestro per impedirgli di terminare il lavoro. Povero diavolo! Suo padre ha immobili in tutto il mondo e lui sconfinato su una rocca perché the floor is lava! Tornando al racconto, nonostante lo scalpellino fosse morto, il re degli inferi temeva che tanta bellezza avrebbe comunque invogliato la gente ad entrare, così, spinto da un raro attacco di invidia, decise stupidamente di rovinare il lavoro fatto dalle maestranze graffiando una delle colonne. È da allora che noi leccesi la chiamiamo “colonna del diavolo”.
L’angelo del pane
Insomma, tra amori impossibili e il diavolo che fa i capricci, su questa strada sembra che incomba una maledizione. Ci vorrebbe un miracolo! Superata la Chiesa di S. Matteo e precisamente in Via dei Perroni 14 c’è un portone sormontato da una piccola statua.
La sua storia è legata a San Francesco che, nel 1219, era a Lecce per far visita ai suoi frati. Durante una questua alla ricerca di pane per lui e i suoi confratelli, bussò alle porte dei leccesi. Quando arrivò al palazzo del nobile Pirrone fu accolto da un angelo che gli donò del pane e si dileguò improvvisamente. I servitori del nobiluomo se ne accorsero e riferirono l’accaduto al loro signore che, per ricordare il miracolo, scolpì sul portale del palazzo un angelo che offre del pane.
Questa era l’ultima tappa della mia personalissima guida su cosa vedere a Lecce, un modo alternativo di visitare una città. Una guida con la quale vi invito ad aguzzare la vista, a stare con il naso all’insù alla ricerca di dettagli nascosti e andare oltre quelle mura che custodiscono gelosamente le loro storie. Una guida su cosa vedere a Lecce grazie alla quale potrete vedere il mondo attraverso i miei occhi.
di Alessandra De Sario
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