900 km, 4 bus, un numero indefinito di taxi.
4 tappe principali: Teheran, Kashan, Yazd e Shiraz.
2 tappe intermedie: Persepoli e Abyaneh.
Per sette mesi ho parlato dell’ospitalità iraniana, incredibile, la migliore in cui mi sia mai imbattuta.
Ho parlato del loro amore per pic-nic e selfie stick.
Ho parlato di tassisti e strisce pedonali.
Ho ironicamente riassunto l’abc, i fondamentali, insomma, cosa sapere prima di organizzare un viaggio in Iran.
I tempi sono maturi e, ora, dopo sette mesi è arrivato il momento di passare al tanto atteso cosa fare in Iran, un paese in cui il vivere avvolge, quasi fagocitandolo, il vedere. Parlo del profumo del pane, di seta, chay e maioliche…
10 cose da fare in Iran
1. Respirare il profumo del sangak
È il profumo dell’Iran, quello che pervade le strade dal mattino a sera. Il profumo del sangak, il più famoso pane iraniano, riporta a una dimensione intima, familiare; cotto su un letto di pietre, viene sfornato in quantità industriali in piccoli forni accumunati da una lunga e ordinata fila di clienti: tranquilli, in Iran le file scorrono alla grande. Mani che prendono, mani che imbustano, mani che divino, mani che offrono. Sarà che lo si trova caldo a qualsiasi ora del giorno, sarà il suo essere perfetto a colazione con burro e marmellata, a pranzo accompagnato da carne e salse o in versione snack nel tragitto dal fornaio al bazar, sarà il profumo di casa, sarà l’ormai inevitabile associazione sangak-viaggi in bus, certo è che il pane iraniano crea una totale e assoluta dipendenza. Abbiatene sempre un pezzo con voi, tanta felicità a pochissimi rial.
2. Perdersi nel Bazar di Teheran
Una città nella città. Un labirinto di vicoli, 10 km di negozi coperti, vie tematiche, carretti strabordanti di frutta e verdura che sfrecciano tra la folla, le voci urlanti dei bazari (commercianti), il richiamo del muezzin della Moschea dell’imam Khomeini: questo, in parte, è il Bazar di Teheran. Un concentrato di vita, di Medio Oriente. Impossibile orientarsi, possibilissimo perdersi tra spezie e tappeti seguendo la folla. Tra i vicoli tematici, quello delle etichette contraffatte (non vestiti, ma solo etichette) merita un applauso ad honorem.
3. Fermarsi almeno una notte a Kashan
Di Kashan ho amato tutto. Le cupole dello storico bazar, i caratteristici batacchi delle porte (tondo e massiccio per le donne, lungo e sottile per gli uomini) ma, soprattutto, la Masjed-e Āghā Bozorg, complesso del XIX famoso per la sua perfetta simmetria. 4 piani, una grande cortile, una bellissima cupola, torri del vento, minareti ricoperti di piastrelle di maiolica e pareti in mattoni di fango ricoperte da mosaici e iscrizioni coraniche: da non perdere.
4. Acquistare i tessuti di Kashan
Realizzati con telaio a mano, i tessuti tradizionali di Kashan sono arte allo stato puro. Sempre più difficili da trovare a causa della scarsa manodopera, è possibile acquistarli nel negozio del Manouchehri House, un albergo tradizionale impegnato nel sostegno degli artigiani ancora dediti all’arte della tessitura tradizionale: vi innamorerete di seta, cotone e zarbaft, credetemi. Chiedete di visitare i laboratori dei tessitori, incontrerete uomini semplicemente straordinari.
Manouchehri House: No. 49, 7th Emarat, Sabet Alley, Mohtasham St
5. Bere un chay ad Abyaneh
In Iran è sempre momento del chay (tè). Ogni conversazione è accompagnata da una tazza di chay, ogni pausa è accompagnata da una tazza di chay, ogni contrattazione è accompagnata da una tazza di chay, ogni respiro è accompagnato da una tazza di chay. Insomma, il chay vi accompagnerà durante tutto il vostro viaggio in Iran e alla fine, tornati a casa, prima di ridarvi a conversazioni, pause e contrattazioni accompagnate dagli ormai dimenticati spritz e calici di vino, vi farete un bel tè continuandolo a chiamarlo chay.
Il chay sorseggiato ad Abyaneh è inciso a fuoco nel marasma dei miei ricordi. Abyaneh è un antico villaggio nascosto tra le montagne del Karkas, a circa 80 km da Kashan, in cui fare solo e soltanto una cosa: perdersi. L’unico villaggio iraniano in cui gli anziani parlano ancora il ‘medio persiano’ (una varietà di farsi scomparsa da secoli nel resto del paese), un intreccio di vicoli e case di fango rosso, coloratissimi chador dai motivi floreali e mele disidratate. Pare che qui il tempo si sia fermato, che quelle montagne proteggano i suoi abitanti dal nuovo, nel bene e nel male; ho vagato tra i suoi vicoli labirintici alla ricerca di un campanellino di ottone, arrivato dopo una sorprendente grandinata e la traduzione dal persiano gentilmente offerta da Google Translate, poi, seduta su un tronco trasformato in sgabello ho riscaldato ogni singola cellula del mio corpo con un chay bollente. Indimenticabile.
6. Perdersi tra le maioliche
Un intreccio di colori e geometrie che riveste cupole, muri e portali. Dalla Moschea di Kashan alle strade di Shiraz, tra stelle, rose e usignoli: maioliche, ovunque. Esistono infiniti modi di ripercorrere un viaggio, ripensando all’Iran, questo è uno dei miei preferiti.
7. Ascoltare il muezzin dall’alto dei tetti di Yadz
La città vecchia di Yazd è una delle più antiche del mondo. Un intreccio di vicoli, torri del vento, cupole e case in mattoni di fango, in cui il color ocra si riflette ovunque. È calda, a tratti deserta, a tratti travolta da quel quadro tipicamente persiano fatto di muezzin, chador neri, parole in farsi, piccole botteghe, panchine e preghiera. Una scritta indica una vista imperdibile, delle strette e sconnesse scale di fango portano sui tetti: il deserto intorno, il muezzin nell’aria. Imperdibile.
8. Svegliarsi di buon ora per visitare la Moschea Rosa
Benvenuti a Shiraz, la culla della cultura persiana. Si chiama Nasir al-Mulk, ma tutti la conoscono come la Moschea rosa di Shiraz. Effettivamente il rosa regna sovrano in questa piccolissima moschea che, alle prime luci del giorno (tra le 7.30 e le 9) quando i raggi del sole filtrano tra le vetrate istoriate, regala un caleidoscopio di colori indescrivibile. Bellissime maioliche e colonne scolpite rendono la Moschea Rosa una semplice meraviglia, nonché una delle moschee più fotografate dell’Iran. Bellezza allo stato puro. Ho solo un consiglio: se volete davvero godervela, cercate di arrivare prima delle giapponesi in reflex, regine incontrastate dell’occupazione territoriale da 1500 scatti al secondo.
9. Entrare nel Mausoleo del Re della Luce
“Il Mausoleo del Re della Luce” è uno dei principali luoghi di culto della comunità sciita, quello in cui sono conservate le spoglie del fratello dell’Imam Reza. Arrivo qui per caso, sotto la pioggia. No borsa, no camera: capisco che devo lasciare tutto all’esterno, poi seguo la folla e vado dritta verso l’ingresso riservato alle donne, dove vengono distribuiti veli e chador. Lo status di “turista occidentale” si percepisce dalla consegna dello chador, non uno dei tanti lì a disposizione ma una confezione chiusa nel cellophane. Ne devono aver visti davvero pochi di occidentali, a chiarirlo è l’accoglienza, quella attenta e un po’ impacciata che si riserva a chi aspetti da tempo. E così all’ingresso attendo l’arrivo di qualcuno che chiama un altro qualcuno che a sua volta chiama un altro qualcuno; poi arriva lei, in chador nero e fascia degli affari internazionali, vogliosa di raccontare in modalità guida turistica e nel suo bell’inglese ogni singolo centimetro della moschea. Un fiume umano di fedeli, centinaia di voci in preghiera che si mescolano tra loro, milioni di piccoli specchi che rivestono le pareti, riflessi abbaglianti, l’enorme cupola di maiolica azzurra, i minareti dorati: il Mausoleo del Re della Luce è questo. Immersiva e spettacolare.
10. Scattare un selfie a Persepoli
Gli iraniani sembrano vadano a Persepoli per scattare millemila selfie davanti alla porta di Serse, fatevelo anche voi. Inserita dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità merita sicuramente una sosta: cercate di godervela al tramonto ed evitate di visitarla durante il periodo del Norouz, in cui ogni centimetro di terra è occupato da un essere vivente.
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