Perdere il senso del viaggio. È possibile? Bella domanda. Oggi volevo scrivere un post su Varsavia, uno di quei post pieno zeppo di consigli, poi ho deciso di dirottare il tutto su questo dubbio che mi accompagna da un po’. Ho sempre preferito i viaggi a tutto il resto, questa è una premessa fondamentale. Il viaggio vs qualsiasi altro desiderio tipico del genere umano (soprattutto femminile). Chi ha vinto? Sempre lui, a tavolino, senza neanche giocare la partita. A partire dai 18 anni, ogni anno della mia vita ha avuto la sua “bandierina”, gli ultimi anni anche più di una, una X in più sulla famosa lista “dei viaggi da fare assolutissimamente”, viaggi vicini, lontani, per lavoro e per diletto. E pensare che tutto è partito da Ibiza. L’isola della perdizione? Macchè, piuttosto (per me) l’isola dell’illuminazione.
Col tempo, un po’ per lavoro un po’ per carattere, sono passata dall’essere l’anarchica che prendeva e partiva senza sapere nulla di più del nome dell’albergo, all’essere super organizzata. Una guida vivente che ancor prima di arrivare alla meta sa già cosa fare, cosa mangiare, quale autobus prendere, il costo del taxi, dove vedere il tramonto più bello, concerti, mostre, aperitivi, eventi. Tutto bello, figo e meraviglioso fin quando un giorno ho pensato: sì, ma la sorpresa? Ecco il punto, o meglio, ecco cosa ultimamente mi è mancato di più. C’è stato un periodo in cui magari non ho proprio perso il senso del viaggio, ma sicuramente ho perso la strada per godermelo. Cosa c’entra in tutto questo Varsavia? Varsavia è stata la mia cura. Un biglietto aereo preso all’ultimo momento, un appartamento prenotato su Booking (ebbene sì) a 24 ore dalla partenza, nessuna guida, nessun ristorante consigliato, niente di niente, neanche una misera mappa della città.
E alla fine ho amato Varsavia. Ho amato scegliere i ristoranti in base all’atmosfera e al numero di candele accese; ho amato seguire una folla di persone dirette ad uno degli spettacoli più belli di sempre (di cui ignoravo l’esistenza); ho amato fotografare i volti e non i munumenti; ho amato assaggiare tutti i dolci alla casuale ricerca di quello più tipico; ho amato scoprire che tutti mangiano il gelato, a ogni ora del giorno e della notte, col sole e con la pioggia; ho amato passeggiare senza una meta, solo per il gusto di passeggiare; ho amato la sua musica: in strada, nei bar e addirittura nelle panchine; ho amato anche il nostro padrone di casa, “l’uomo con il POS nello zaino”, e il mezzo ghigno che ha accompagnato la frase “chiudetevi a chiave, non è mai successo niente, ma chissà …”. Tra tante foto ho scelto quella del famoso gelato, era d’obbligo, perchè non la troverete mai su nessuna guida.
Ogni viaggio mi ha insegnato qualcosa. I primi in modo particolare, quelli fatti tra i 18 e i 20 anni … voglio regalare queste perle ai miei giovani lettori, quindi ecco qui: Ibiza mi ha insegnato a non credere ai venditori notturni di collanine d’oro; Paxos detiene il record degli insegnamenti, ma tra questi quello di non far incazzare i greci perchè quando meno te l’aspetti una mela potrebbe colpirti dritto in fronte; Dubrovnik mi ha insegnato a stare all’erta quando vado su un bananone e ad accertarmi che vi sia benzina nell’acquascooter. Storie di vita vissuta. Agli insegnamenti seri dedicherò un altro post, ma questa parentesi era necessaria.
Varsavia più che insegnarmi qualcosa mi ha ricordato il mio personalissimo senso del viaggio, quello del “voler” fare e non del “dover” fare a tutti i costi. Cosa farò per onorare tutto questo? Andrò su Ryanair, sceglierò il volo più economico e tra qualche giorno partirò, viaggerò e mi sorprenderò senza una Lonely Planet, perchè ogni tanto tutto questo ci sta alla grande.
Ezio says:
Sicuramente abbasso la media d’età dei lettori e come dici tu, terrò a mente il consiglio per giovani. (Young Inside) Grazie per la lettura mentre mangio il mio buon riso in bianco. :D
Your Spezio.
Roberta Longo says:
Sei il lettore che ho sempre voluto: super young e super light! Segna i consigli e ricorda: mai chiedere quanto costano le collanine d’oro, mai litigare con una anziana signora greca, mai andare sul bananone! :D
Marika says:
Sai che ogni tanto ci penso anche io? A volte mi sento quasi “pazza”, perchè la voglia di voler vedere tutto spesso porta, come hai detto tu, al DOVER vedere tutto :)
Marika
http://www.gate309.com
Roberta Longo says:
E poi arrivi in una città e dopo che hai imparato la guida a memoria ti sembra quasi di conoscerla già!
Kinzica says:
Condivido con te… non mi manca quasi niente dei miei 18-24 anni tranne la libertà e la leggerezza di prenotare un volo a caso, il più economico, verso mete tutt’altro che turistiche, con un contatto couchsurfing e niente più. L’unico modo per ritrovare il senso del viaggio è viaggiare, senza guide e programmi.
Roberta Longo says:
Facciamolo diventare uno dei buoni propositi del 2014! Senza guide avremmo anche tanto di più da raccontare a chi ci legge :)
Elena says:
Bellissimo post!
Devo dire che anche io sono la regina dell’organizzazione, vivo di guide, cartine, mappe. E inizio mesi prima (ora sto organizzando Parigi e i Paesi Baschi).
Però di solito qualche settimana prima parte la disintossicazione e, per fortuna, negli ultimi due anni, ho affianco il moroso che invece è l’anti-guida e che mi aiuta a chiudere la guida e vivere il posto, così come viene.. Che poi è il senso del viaggio.
Roberta Longo says:
Grazie Elena! La tecnica della disintossicazione è da appronfondire … ;)
Elena says:
Si. Serve anche per pulirsi la mente e arrivare nel posto un po’ meno “preparati”… Ma non è facile… E internet non aiuta! :-)
Gianni says:
Dovevi chiamarlo “perché i viaggi all’avventura possono unicamente definirsi viaggi” :-)
Ciao cara e buona prossima meta :-)
Roberta Longo says:
Prenderò questo titolo in prestito per la continuazione del post! Grazie ;)
Carlo says:
ma questo è un post da Pulitzer, diamine!
Roberta Longo says:
Mamma mia Carlo, ma grazie!!! Vado a dormire sperando di sognare l’annuncio del Pulitzer :D