Mai e poi mai pensare che una città possa averti già dato tutto. Questo è il primo insegnamento de #lamiatorino! Torino in estate, Torino a Natale e adesso Torino durante la settimana del Jazz Festival: da Piazza Castello ai Murazzi, dai portici ai club, un tripudio di persone, blue note, ritmi travolgenti.
Dall jazz …
10 e lode alla sezione Fringe, il prolungamento notturno del Festival sulle sponde del Po, il momento in cui la musica scende letteralmente tra la gente: dai solisti sul fiume alla ri-occupazione culturale dei Murazzi, dai concerti dei grandi artisti alle sperimentazioni elettroniche borderline. Quella che si presenta è una Torino piena di vita, dal mattino fino a notte fonda, una Torino da vivere 24 ore su 24, una Torino che vi consiglio assolutamente di non perdere. E quindi, appuntamento all’anno prossimo per la terza edizione del Jazz Festival!
Dove ascoltare del buon jazz a Torino (non solo durante il Festival)? Ovviamente al Jazz Club, ormai un punto di riferimento e incontro tra musicisti e pubblico. Ambiente molto molto “jazzistico” e ottimi cocktail, il che non fa mai male.
… alla tavola!
Quando dico che non bisogna mai pensare che una città possa aver già dato tutto, mi riferisco anche a quello che può offrire a tavola. Alla mia lunga storia d’amore con la cucina piemontese iniziata a suon di carne cruda e agnolotti, si sono aggiunti molti amanti. In ordine di scoperta, partiamo dal cosciotto di maiale al fieno maggengo. Ore e ore di cottura per un risultato che merita una cena da Il Monferrato. Le vostre papille gustative ve ne saranno molto molto grate, credetemi.
E ora loro, quelle che, se le avessi a portata di mano tutti i giorni, diventerebbero la mia droga preferita: le chips di M** Bun. Dimenticatevi le patatine cianotiche e gommose dei fast food, niente bastoncini, sorrisini o palline, ma sottilissime e croccantissime sfoglie di VERE patate (rigorosamente fresche e provenienti da coltivazioni italiane) fritte al momento (quindi niente surgelato o pre-fritto). In una parola: un sogno. Altra super bontà di M** Bun, il tris di carne cruna: Piemunteisa (con olio, sale e limone), Franseisa (con olio, sale, senape, capperi e acciughe) e Mediterranea (con olio, sale, pomodorini secchi, olive e peperoncino). E poi lui, il panino. Carne piemontese certificata, verdure fresche (consegnate veramente in giornata) pane e salsa artigianali, insomma, un signor panino. Prezzi ottimi: si va dai € 10 del menu con panino, patate e bevande ai € 7 della carne cruda.
La filosofia di M** Bun, la prima e unica agrihamburgheria slow fast food di tradizione piemontese, merita davvero un applauso: guardare al territorio, rispettare le persone e l’ambiente. Un esempio? La carne vien cotta in forni di nuova concezione che riducono i fumi (e quindi l’impatto sull’ambiente), potenziano il gusto ed evitano il processo di carbonizzazione tipico della cottura alla griglia. Piatti, forchette e bicchieri sono realizzate in materiali biodegradabili riciclabili con l’umido, e gli hamburger, per ridurre i rifiuti, sono serviti in sacchetti di carta.
Avete sete? Bene, assaggiate una delle due birre artigianali proposte (a me è piaciuta la rossa!) o la famosa Molecola, l’alternativa italiana alla Coca Cola. Un motivo in più per assaggiarla è che parte del ricavato è devoluto a SOS Villaggi dei Bambini. Insomma M** Bun è davvero una realtà da conoscere, sostenere e assaggiare, bravi!
Bhè, è chiaramente arrivato il momento del dolce. Per chiudere in bellezza questo post non posso che parlarvi dei semifreddi di Guido Castagna, un giovane artigiano di Giaveno che grazie ai suoi audaci abbinamenti è riuscito a innovare la tradizione del cioccolato piemontese. Il suo è uno dei pochissimi laboratori italiani in cui il cioccolato è prodotto partendo dalla fava di cacao.
Cosa ho assaggiato? Due opere d’arte. Il semifreddo alla crema di gianduitto con inserto di crema catalana e alla base un biscotto realizzato con farina di fava di cacao, e un particolare tiramisù con cioccolato bianco (senza uova e mascarpone) *-*
Non vi preoccupate, tutte queste calorie le smaltiremo nel prossimo post, il racconto della pedalata verso Stupinigi.
Photo Credit: Roberta Longo – Infoturismiamoci
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